Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)

I suggerimenti del mese

Benvenuto Dicembre!

giovedì 29 settembre 2016

100...chilometri

Cosa ci fanno due viaggiatori, che avrebbero dovuto essere in tutt'altro posto, con i piedi spellati e le gambe doloranti? Facile, sono andati in una città per cercare di esplorarla un pochino e mostrarvela in tutta (quasi) la sua fierezza. Perché, ok, non siamo potuti partire, ma questo non significa restare a casa. Stiamo camminando da un po', ma penso che faremo ancora parecchi chilometri...
Ci aggiorniamo più tardi!

P.s. È il post numero 100...e quasi quasi sono contenta!

mercoledì 28 settembre 2016

Casa Africa (seconda parte)

Quando sono di umore non proprio gioioso di solito cerco voli e hotel, così, perché mi diverte moltissimo. Ma, dal momento che un volo e un hotel ci sono già, visto che domani saremmo dovuti partire e invece non lo faremo, visto che non voglio strapazzare la mia immensa piaga, la seconda attività che mi ridà il sorriso è scrivere di Africa. E siccome le nostre avventure in Kenya erano rimaste in sospeso, eccovi servita la seconda parte. Prima, però, cliccate qui (è una canzone tutta turistica ma a me mette allegria e ricorda bellissime risate) e immergetevi nel clima africano...

Dunque, eravamo rimasti al trascorrere dei giorni tra Malindi e i bimbi della casa Mama Anakuja. Decidiamo un giorno di voler provare l'ebrezza del safari. Come sapete il Kenya è ricco di parchi, ma il più famoso e raggiungibile è lo Tsavo (che è diviso in est e ovest, è immenso). Prenotiamo con il nostro amico, che ha un'agenzia turistica, un safari di due giorni e una notte con pernottamento in un campo tendato (ma bello bello bello) e il mattino dopo, prestissimo col buio, partiamo per questa nuova avventura. Il nostro driver è bravissimo e ha un grande occhio, tanto che nel tragitto (impieghiamo comunque diverse ore per raggiungere il parco) ci indica segni di serpenti o code sospette. Ci fermiamo di tanto in tanto nei villaggi lungo la strada per dare ai bimbi penne, quaderni e caramelle e una volta di più mi stupisco della festa che ci fanno...terra rossa e sorrisi bianchissimi! La natura ci fa un bellissimo regalo già prima di entrare nel parco: due bei ghepardi sul ciglio della strada che si fanno fotografare un po' prima di andare via. Che meraviglia! Proseguiamo, ci fermiamo nello shop in prossimità del parco non per comprare, ma per usufruire del bagno, che la giornata è lunga, e fare la conoscenza del coccodrillo Monica, che ci punta con fierezza. 
Perciò le rendiamo omaggio e con fretta paurosa entriamo nel parco. Che è una delle esperienze più belle che si possano fare. La consiglio e straconsiglio!!! Elefanti che attraversano la strada, giraffe, uccelli di tutti i generi, ippopotami (di cui uno albino), zebre (spesso girate a mostrarci il fondoschiena), gazzelle, kudu, scimmie e davvero tantissimi animali di cui ora non ricordo il nome. I momenti più belli sono senza dubbio stati due. Dormire a pochi metri dagli elefanti e relativo cucciolino, sentirli e vederli dal letto e stare seduti al tavolo dopo cena a vedere il loro comportamento anche di notte, e vedere spuntare i cuccioli di leone e le leonesse. Così, in mezzo all'erba giustamente, li abbiamo visti giocare e rincorrersi come due gattini di casa. A parlarne mi emoziono ancora. 
Non sono mancati gli spunti comici ovviamente, se no non saremmo noi. Dopo lo spettacolo del giorno prima, che si era chiuso con lo scontro bufali - leoni, il secondo giorno era cominciato più mogio, così il nostro driver decide di fare un po' di fuoripista e ci porta vicino ad una pozza d'acqua per tentare di vedere i leoni più da vicino. Ad un certo punto, però, qualcosa nella macchina si rompe. Dobbiamo scendere un attimo per vedere il da farsi, e mentre ci guardiamo in giro per vedere che non arrivi qualche bel leone magari affamato, vediamo spuntare una giraffa, intenta a fare colazione, che si avvicina come a voler dare il suo contributo. Uno dei momenti più buffi della nostra avventura. Anche il secondo giorno ci regala belle emozioni e davvero vorremmo stare ancora lì, ma è ora di andare, anche perché non stiamo con i bimbi già da due giorni, e ci mancano.
Tornati a casa (ricordate, il campeggio nel bush senza acqua corrente e con elettricità saltellante?) scopriamo che non c'è per niente acqua, neanche una goccia. E noi siamo completamente ricoperti di terra rossa. Ammetto che in quel momento non ero proprio il ritratto della felicità, ma poi dopo qualche ora l'acqua è tornata e siamo ridiventati uomini. Dopo una bella cena, poi, l'umore decisamente è ai massimi livelli. I piatti più buoni del nostro viaggio in Africa li abbiamo mangiati proprio lì in campeggio, preparati da una ragazza giovanissima ma veramente brava.

Avevo programmato di raccontarvi il tutto in due parti ma poi mi sono resa conto che ci sono ancora tante cose da dire. E poi la canzone è finita. 
Quindi, alla prossima puntata per sapere da dove hanno preso spunto per il cartone Disney "Il libro della Giungla", ricevere tanti sorrisi e alcune visite notturne, fare cambi di alloggio...
Se vi foste persi la prima parte, o aveste voglia di rileggerla, cliccate qui.
Durante il safari abbiamo alloggiato qui.


martedì 27 settembre 2016

Non c'è due senza tre

Avete presente quando, in questo post, vi raccontavo della nostra epopea Disney, che per due volte ci aveva impedito di godere del nostro amato giorno di regressione? Il titolo del post era "La volta buona?". Non avrei dovuto mettere il punto interrogativo. Sì perché il punto interrogativo lascia aperta la possibilità e la possibilità lascia aperta la porta alla sfortuna a volte... e comunque sappiate che il detto "non c'è due senza tre" vince a man bassa sul "Chi la dura, la vince". Almeno per ora.

Vi spiego. Giovedì saremmo dovuti partire (avete notato? Saremmo dovuti...) per Parigi per poi andare il giorno successivo a Disneyland e ritornare a casa sabato. Pomeriggio. Nel frattempo però si è palesata l'urgenza di dover rifare il passaporto in vista del nostro viaggio in Thailandia, paese che vuole una validità residua di 6 mesi. Il nostro ne avrebbe avuti 5. Ok, si rifa, nessun problema. 10 anni fa, al momento di doverlo fare, eravamo andati nel nostro comune di residenza e in 20 giorni avevamo il passaporto. Ora non funziona più così. Ora devi registrarti on line sul sito della questura che ti fissa un appuntamento per cominciare le pratiche per il passaporto. Ok, perfetto, fissiamo. Sì, primo appuntamento a gennaio, se no febbraio. Troppo tardi per noi, assolutamente. Per fortuna un posticino dopo molte ansie, telefonate e mal di pancia si libera e ci danno appuntamento sabato. Mattina. Sabato mattina.
Perciò do un'occhiata ai voli e ai treni anche, che non si sa mai, giusto per vedere se c'è una remota possibilità di tornare prima e sfruttare almeno qualcosina...ma non c'è. Questa volta la magia Disney non ha vinto. Siamo felici che il tutto si riesca a combinare perché il viaggio in Thailandia lo stiamo proprio aspettando da tantissimo. Pensiamo a questo e ricordate che "con un po' di coraggio si finisce ogni viaggio".



P.s. tanto per rimanere in tema, oggi è la trentasettesima giornata mondiale del turismo, che quest'anno si commemora proprio in Thailandia!

lunedì 26 settembre 2016

Casa Africa (prima parte)

Il lunedì generalmente non mi piace molto. Non sono contenta di svegliarmi con il suono della sveglia (e di posporla non so quante volte), non sono contenta di avere il pensiero di tutta la settimana davanti, pronta a sfidarti malignamente, ma soprattutto non sono contenta della fretta. Le cose fatte nel week end, e non che non ne facciamo, altroché, hanno una loro velocità. Si può fare colazione con calma, uscire con calma, fermarsi a chiacchierare con calma...questo mi piace, e molto anche.
Per questo ogni volta che mi fermo a pensare a quanto detesti l'idea della fretta e delle "cose da fare", alla fine mi viene da sorridere perché il mio cervello le associa al Paese che forse più di tutti ha accantonato la fretta: l'Africa. E quando penso all'Africa, non posso che essere felice.
Vi ho già raccontato di quando siamo stati in Burundi (qui se volete potete rinfrescare la memoria), ma non vi ho mai fatto partecipi delle nostre avventure nel bellissimo Kenya.
Penso sia giunto il momento. Però, prima di darvi alla lettura, cliccate qui e sentite che musica.
3, 2, 1, via...

in viaggio verso Msabaha
In Kenya siamo stati due volte, per ora ma il numero è destinato a salire, di cui la prima ha visto la nostra permanenza per quasi tre settimane. Quattro amici, un numero imprecisato di valige e tanta, tantissima voglia di tornare in quell'Africa che ci aveva già strappato il cuore e desiderosi di scoprirne un nuovo pezzetto. Dopo un volo di 14 ore arriviamo all'aeroporto internazionale di Mombasa, dove un amico di un amico ci preleva per portarci alla destinazione finale: Malindi. O meglio, vicino a Malindi, a Msabaha, nel cuore del bush africano, in capannine senza acqua corrente e con luce elettrica...a intermittenza diciamo. Partiamo e per me è tutto un guardare dal finestrino e rimanere stupita. Il percorso è lunghetto e nel frattempo rimaniamo anche senza benzina. Cose che capitano (e ricapitano anche), tanto non abbiamo fretta. Riusciamo a ripartire e quando l'autista si infila in una stradina piccolissima tutta immersa nel verde capisco che siamo arrivati. Infatti dopo poco vediamo il posto che ci ha ospitato nella prima settimana e il nostro amico che aveva già preparato un lautissimo banchetto. Sono le quattro del pomeriggio più o meno, ma un benvenuto culinario non si può rifiutare. Ci mostra le nostre abitazioni, piccole capanne con tetto in makuti che ci hanno fatto provare esperienze molto selvagge. Il contatto con la natura però è indimenticabile. Certo subito il fatto che non ci sia l'acqua corrente e manchi anche la porta del bagno fa uno strano effetto, ma ora che sono qui a digitare queste parole, sono davvero contenta di aver vissuto questa avventura.
sotto la zanzariera nei nostri alloggi
Il nostro obiettivo di viaggio era essenzialmente portare medicine, soldi e vestiti ai bimbi dell'orfanotrofio Mama Anakuja, una struttura fondata da una super donna di Varese che si è innamorata dell'Africa come noi tutti ma a differenza nostra ha avuto la possibilità e il coraggio di rimanere lì e fare qualcosa di concreto.
Dopo esserci sistemati un po' andiamo in giro per i dintorni del nostro campeggio a salutare e portare qualcosina anche alle famiglie che vivono lì vicino e che i nostri amici già conoscevano. Veniamo ricevuti da queste persone con un amore che scioglie tutti i nostri pensieri, ci fanno sedere, ci raccontano in swahili chissà quali cose (avevamo una specie di interprete swahili - inglese, che è un amico in verità e il factotum del campeggio, però non sapeva molto l'inglese, quindi siamo andati un po' a intuito a volte.) ed Elisabeth, una straordinaria signora con degli occhi blu pazzeschi, ci dà anche una benedizione. Il tempo si cristallizza. Non ci sono le cose da fare né i tempi da rispettare, ci sono persone da salutare, bimbi con cui giocare. I bimbi. I bimbi dell' orfanotrofio ci accolgono con i loro occhi curiosi. Conoscono già i nostri amici e presto imparano a conoscere anche noi. E noi impariamo a conoscere loro. Chi va a scuola, chi ama il calcio, chi sta in braccio perché troppo piccino per camminare, ognuno di queste creature ha già un passato complicato ma ora ha un'opportunità. Li salutiamo perché dopo le 18.00, al calar del sole, ci dicono che non è prudente stare in giro, ma promettiamo loro di ritornare il giorno dopo. Ritorniamo perciò al campeggio e ci prepariamo per la prima cena e la prima notte. Non dimenticherò mai più la Felicità che ho provato in quelle sere, seduti ad un  tavolo sotto gli alberi, con la musica di un dj un po' improvvisato ma volenteroso, a mangiare piatti buonissimi, rigorosamente con le mani, a giocare a carte e a correre nella casetta per accendere il lume a benzina al suono di "oh no...generator!" (uh quante volte lo sentiremo!), generatore rotto e addio corrente. Ma alla luce del falò si sta bene e per dormire c'è sempre tempo. Le notti senza luce, poi, regalano cieli stellati inimmaginabili...
Mama Anakuja
I nostri giorni sono così divisi: al mattino i bimbi sono a scuola perciò giriamo per Malindi o facciamo qualche escursione in posti vicini, al pomeriggio andiamo a giocare con loro. Ci insegnano balli e filastrocche e ridono di gusto quando non capiamo. Però sono abilissimi insegnanti, e il mio quadernino è pieno di parole che mi hanno pazientemente detto e ridetto.

Malindi è particolare, è una città ma a misura di abitante, perciò può capitare di vedere una grandissima esposizione di mobili in legno sulla strada accanto a donne che passano la loro giornata a vendere frutta. Varia, diciamo. A me manca molto. Manca l'odore, il rumore, il sorseggiare una Tusker "baridi baridi" (la Tusker è una birra, baridi significa fredda), il rimanere senza benzina e andarla a prendere con due taniche bucate, sentir ridere e non capirne subito il motivo...manca tutto quello che l'Africa ti regala. Ed è moltissimo.
E siccome è moltissimo e tutto è degno di essere condiviso, ho diviso il racconto in due parti, per farlo assaporare meglio.
Perciò alla prossima puntata, in cui vi dirò del nostro safari, dei nostri incontri notturni e delle nostre gite avventurose...
E nel frattempo,cliccate qui.



Msabaha


venerdì 23 settembre 2016

Moussaka... e si è di nuovo in vacanza!

Di solito la mattina leggo le notizie del mondo per farmi un po' un'idea della direzione che stiamo prendendo...o perdendo il più delle volte. Questa mattina ho iniziato a leggere ma poi l'occhio mi è andato su una pubblicità. Che per fortuna è anche abbastanza in tema, ma tanto ve l'avrei indicata comunque come chiarissimo esempio di "prendere la palla al balzo". L'avrete sicuramente vista, ma in caso contrario eccola:


"Brad (Pitt, ovviamente) è single. Vola a Los Angeles a 169 dollari a tratta". La Norwegian Air, compagnia low-cost norvegese, oggi ha fatto proprio centro.

Ma non era di questo che intendevo parlarvi, però una risata, seppur dolce/amara, va sempre condivisa. Oggi è venerdì e se non avete programmato niente o se semplicemente il primo freddo vi fa venire fame, e soprattutto se il week end vi regala qualche momento libero, potreste dedicarvi ad una buonissima ricetta del mondo. Che tutto sommato è sempre un po' viaggiare.

Col Maritino abbiamo assaggiato questo piatto, greco per darvi un indizio, nella nostra prima grande vacanza, a Creta più di 10 anni fa. Vacanza di cui, se avete voglia, potete leggere qui.
Da allora non abbiamo mai smesso di cercarla ogni volta che siamo tornati in Grecia e l'abbiamo riproposta anche a casa, con l'aiuto della mia mamma, perché la ricetta è un po' lunga.
Si tratta della Moussaka, piatto golosissimo della tradizione greca (che però ho mangiato anche in Egitto), che ha il pregio di incorporare verdure così da nascondersi dietro le sembianze di un piatto light. Bugia, però è buonissimissimo.
Ecco gli ingredienti e i passaggi che ci hanno portato ad un più che dignitoso piatto di Moussaka:

3 melanzane
2 patate (non sono presenti in tutte le ricette, nella nostra non lo erano ma in Grecia sì, perciò le abbiamo messe)
1 cipolla
500 gr di carne trita
passata di pomodoro (la ricetta dice 425 gr ma siamo andati ad occhio in verità)
besciamella (da fare un po' soda, la ricetta prevedeva addirittura di metterci due uova ma noi abbiamo fatto la salsa tradizionale)
pecorino grattugiato

Dopo aver tagliato le melanzane, averle cosparse di sale e aver aspettato un po', più o meno un'oretta, le abbiamo sciacquate, strizzate e fritte. E si comincia bene. Esiste una versione più leggera che prevede di metterle in forno, fate voi. Nel frattempo abbiamo bollito le patate e le abbiamo tagliate a fettine. Poi siamo passati alla carne. Per praticità abbiamo fatto un "semplice ragù" di carne partendo dal soffriggere leggermente la cipolla in olio, poi si aggiunge la carne e si fa cuocere una decina di minuti. Si aggiungono la passata di pomodoro e gli odori. Sarebbe previsto l'alloro ma a me proprio non piace. Il tutto cuoce una mezz'ora e va mescolato di tanto in tanto. Abbiamo preparato poi la classica besciamella, e qui il Maritino è imbattibile, e quando tutto era pronto abbiamo assemblato a strati: patate, un po' di melanzane (metà circa), ragù, besciamella, e di nuovo patate/melanzane/ragù/besciamella. Un po' di pecorino grattugiato e in forno per 30/40 minuti (ma regolatevi con il vostro) a 180˚. Prima di mangiarla bisogna aspettare un po' perché è letteralmente incandescente! 

Provate, e vi sembrerà di essere in una taverna greca, magari con i piedi sulla sabbia, con un bel bicchiere di Ouzo ghiacciato davanti...


Non ho foto della nostra per drammaticità delle immagini (ha regnato un caos tremendo in tutta la preparazione e alla fine è andata...), ma questa è molto simile. Solo più a fuoco. E con aggiunta di patatine che noi non abbiamo fatto. 
Il libro da cui abbiamo tratto la ricetta è "Cucina greca" di Anne Wilson, ricetta che però abbiamo modificato un pochino secondo gusti ed esperienze dirette.


giovedì 22 settembre 2016

Autunno e Cioccolato, una storia d'Amore

Oggi inizia ufficialmente l'autunno, come ci ricorda anche Google e soprattutto come ci ricorda chi, in tutta la giornata di ieri, ha ripetuto continuamente che era ancora estate per un giorno. Lo sappiamo, l'autunno inizia il 22 ma noi siamo pigri e abbiamo cominciato a festeggiarlo ieri. O forse l'autunno ci piace al punto da ricordarlo per due giorni interi. A me l'autunno genera sentimenti contrastanti, diciamo. Da piccina lo legavo soprattutto all'inizio della scuola, e questo mi piaceva (no, non ho sbagliato a scrivere, mi piaceva davvero andare a scuola e piangevo quando non si andava o ero malata), però amavo e amo tuttora in modo viscerale andare al mare, quindi l'arrivo della stagione fresca mi impediva una delle mie grandi gioie. E questo non mi piaceva. Poi, crescendo, sono arrivate le ferie tardive (un punto a favore) ma anche il buio pesto al mattino e presto la sera (un punto a sfavore). Ma ci sono due cose che rendono l'autunno assolutamente degno di essere amato: il mio compleanno e il permesso che tacitamente ci autoaccordiamo di iniziare a preparare la cioccolata calda da gustare sotto una bella copertina sul divano. E ciao estate, è stato bello, lungo e caldo (troppo aggiungerei) ma ci sono cose belle che ci aspettano.
Questo bel fresco fa aumentare la golosità, e forse è proprio su questo che hanno puntato gli organizzatori di due tra le celebrazioni più famose del cioccolato. Sia ad ottobre che a novembre, infatti, sarà possibile soddisfare il palato in due bellissime città, sedi di due festival molto noti: Perugia e Lione.

Dal 14 al 23 ottobre si terrà a Perugia Eurochocolate 2016, la festa del cioccolato arrivata ormai alla ventitreesima edizione, che vedrà ancora una volta il capoluogo umbro invaso da migliaia di persone pronte ad assaggiare, ammirare e annusare il cioccolato in ogni forma o gusto. Il tema di questa edizione è la condivisione (ma alla brutalità di condividere il cioccolato non ci pensano?) e nelle vie, oltre a comprare il cioccolato, si potrà partecipare a corsi di cucina, vedere i maestri in azione e approfondire la conoscenza dei paesi produttori. 
Un po' di informazioni pratiche. Sarà possibile visitare gli stand tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00. Ci saranno poi eventi a cui partecipare un po' sparsi nella città, alcuni pensati appositamente per le scuole, altri accessibili a tutti. Il programma è molto fitto, ma non ancora definitivo, date un'occhiata qui.
Perugia poi è una bella città, ricca di storia e con un passato antichissimo quindi, in caso vogliate approfittarne, ecco qualche dritta su cosa vedere. Innanzitutto, non potete perdere il famoso Pozzo Etrusco. Profondo ben 37 metri, fu costruito intorno al III secolo a.C. e serviva da serbatoio idrico per la città. Oggi, grazie ad una scala che lo percorre interamente, è possibile scendere fin nel punto più basso. A poca distanza, una volta risaliti in superficie, potete andare ad ammirare la Fontana Maggiore, splendida testimonianza della sapiente manualità medievale. Proprio sulla fontana si affaccia un lato della Cattedrale di San Lorenzo, in parte non completata e arricchita via via nel corso dei secoli. Fate poi una visita alla Galleria Nazionale dell'Umbria, che già che siete lì vorrete mica andarvene senza aver visto le opere di Piero della Francesca, Perugino, Beato Angelico, Pinturicchio e via dicendo. Perugia è antica e racchiusa da mura possenti ma contemporaneamente aperta e vivace. E poi c'è il cioccolato, dai, che da solo quasi basterebbe.

A Lione invece, a novembre apre i battenti "Le Salon  du chocolat". Ri-apre anzi. Si tratta infatti della quinta edizione di quello che alcuni definiscono il più grande evento mondiale dedicato al cioccolato. Si terrà dall'11 novembre (oh, giorno assolutamente meraviglioso) al 13 al Centre de Congrés e anche qui ci si occuperà del Cioccolato in ogni forma e gusto, con eventi e dimostrazioni. Qui il sito con tutte le informazioni che vi servono.
E poi, dal momento che siete a Lione, non potete perdervi la Città Vecchia, che è anche patrimonio dell'Umanità tutelato dall'Unesco, tra grandi chiese, piazze, vicoli stretti e botteghe. Qui potete ammirare il Municipio (solo da fuori), il Museo di Belle Arti (con una enorme collezione di monete ma anche custode di bellissimi capolavori di Tintoretto, Veronese, Manet, Renoir, Van Gogh, Gauguin e moltissimi altri) e la statua di Bartholdi, a cui dobbiamo anche la Statua della Libertà. 

Insomma, in queste due città per fortuna c'è una ricchissima offerta per cercare di smaltire il cioccolato gustato. Ma comunque, secondo me, in vacanza mica si ingrassa...

mercoledì 21 settembre 2016

The Terminal

"Uomo d'affari vive tre settimane nella lounge vip dell'aeroporto di Singapore". L'ho letto questa mattina nelle notizie. Ok. Giustamente uno fa un po' cosa vuole del suo tempo libero. Poi se uno perde l'aereo cerca di aggiustarsi un po' come può. Ma dai, 3 settimane falsificando identità e carte di imbarco. Perchè? Non si sa, nessuno lo sa, neanche chi lo ha beccato e arrestato. Arrivato a Singapore ha perso l'aereo e ha cominciato a vivere nella sala vip usufruendo di pasti, docce, televisione e tutte le comodità dell'ambiente. Quando ho visto il titolo ho subito pensato al film "The Terminal", che adoro e che rivedrei praticamente tutti i giorni se potessi.
La storia è simile ma decisamente meno truffaldina.

Un cittadino di un improbabile stato europeo arriva all'aeroporto JFK di New York portando in mano un barattolo (lo dico perché è importante). Ai controlli di sicurezza che permettono di lasciare l'aeroporto, viene fermato in quanto il suo stato praticamente non esiste più. Perciò i suoi documenti non sono validi e non può entrare in America. Ma neanche tonare indietro. Quindi, nell'attesa di trovare un modo per poter aggirare il problema, vive nell'aeroporto. Mangia, dorme, lavora, tutto stando lì dentro. E trova anche il tempo di innamorarsi e di stringere belle amicizie. Poi tutto è bene quel che finisce bene, perciò non rivelo il come ma il finale si può intuire. Vince la bontà, la sincerità. Soprattutto, però, vincono la passione, gli affetti e la perseveranza di portare a termine un compito importantissimo (ricordate il barattolo?).

Penso che bisognerebbe vedere questo film ogni volta che si sta per partire per un viaggio, soprattutto se lungo, perché è in grado di infondere una carica di determinazione che a volte nelle lunghe tratte tra attese, controlli e ritardi, magari viene un po' a mancare. Perché partire è sempre un po' affidarsi a tanti fattori, umani e non, e se quando si è in difficoltà, magari per la lingua o per qualcosa di burocratico di cui ignori l'esistenza o anche semplicemente perché non capisci cosa fare e dove andare ma hai poco tempo per farlo, vengono meno l'entusiasmo, il calore e la convinzione, si è in un grosso guaio.

Guardo (di nuovo) "The Terminal" e ripenso anche a quella volta che io e il Maritino abbiamo vissuto un'avventura simile a quella di Tom Hanks. Quelle volte, due per l'esattezza di cui una proprio a New York, e penso che ve le racconterò a breve. Ma nel frattempo fate vincere sempre passione ed entusiasmo, che sono in grado di muovere tutto, anche i viaggi.

P.S. sì, i Brangelina si sono lasciati e la cosa mi intristisce. Anche se io ho sempre adorato Jennifer Aniston.

martedì 20 settembre 2016

Il giro del Mondo ieri e oggi

Oggi avevo in testa di parlarvi di un pezzetto della mia terra, ma che sta in mezzo al mare. Poi però ho ricordato (da leggere tra le righe: ho letto e mi si è accesa la lampadina) che oggi è l'anniversario del giro del mondo compiuto da Magellano. Che poi è il primo giro del mondo continuo compiuto dall'uomo. Se pensiamo che è avvenuto nel 1519 ed è stato fatto in 2 anni 11 mesi e una manciata di giorni, ha veramente dell'incredibile.

Magellano, venuto in possesso di una carta geografica sulla quale era ipotizzato un passaggio verso l'Oceano Pacifico nei dintorni del Rio della Plata, si era incaponito nel voler trovare quel passaggio a sud-ovest che all'epoca i cartografi supponevano esistere ma che nessuno fino a quel momento aveva osato scoprire, che in maniera molto pratica gli avrebbe consentito di arrivare nelle Isole Molucche senza dover aggirare l'Africa. Così avrebbe trovato una via più breve per giungere nelle Isole delle Spezie evitando i porti africani che erano in mano al Portogallo. Che il buon Ferdinando, pur essendo portoghese di origine, con la madre patria non aveva un buon rapporto, essendo stato cacciato per commerci poco leciti. Cosine da ragazzi insomma, che però gli valsero un licenziamento con disonore.
Così convinse il re di Spagna e il 20 settembre 1519 partì da San Lucar de Borromeda con 5 navi e poco più di 200 uomini. In realtà era partito quasi un mesetto prima, ma aveva dovuto sostare per molte settimane e solo il 20 settembre la sua spedizione ha potuto affrontare l'oceano. Ovviamente i Portoghesi non si sentirono entusiasti per l'impresa e cominciarono ad inseguirlo, ma Magellano riuscì ad arrivare alle Isole Canarie senza intoppi. Partì quindi alla volta del Brasile dove giunse all'inizio di dicembre. Tra ammutinamenti vari, popoli che credevano che i viaggiatori fossero dei e peripezie che solo chi è, o è stato, esploratore può capire, dopo alcuni mesi di permanenza in sud America la spedizione ripartì. Delle 5 navi partite ne erano rimaste 3 e anche quelle al momento della partenza furono tentate di tornare dritte dritte in Spagna, che oltre quel punto lì chissà cosa avrebbero trovato. Invece si fecero coraggio e tutta la comitiva, dopo aver passato quello che da allora è lo "Stretto di Magellano", arrivò in un nuovo oceano, il Pacifico, nell'ottobre del 1520. Fu chiamato Pacifico proprio da Magellano poiché, durante la navigazione, rimase sempre calmo e non causò guai. Quelli vennero dopo. Perché Ferdinando infatti aveva stimato al ribasso lo spazio rimanente. Pensava che avrebbero raggiunto le Isole Molucche in un mesetto di navigazione. Ne passarono quasi quattro prima di toccare terra e molti uomini dell'equipaggio si ammalarono e morirono. A marzo del 1521, infatti, giunsero nelle Isole Marianne e da lì proseguirono per le Filippine, nella cui isola di Mactan Magellano trovò la morte. Alle Molucche, quindi, non arrivò mai. Ci arrivò però la spedizione, o quel che ne rimaneva, il 6 novembre, e riuscirono ad accordarsi con il sultano per il commercio delle spezie. A quel punto le navi rimaste, 2 ormai, presero strade diverse. La Victoria riuscì a compiere il giro del mondo completo ritornando nel porto di partenza in Spagna il 6 settembre del 1522 con a bordo solo più 18 uomini, per giunta anche un po' malandati, tra cui l'italiano Pigafetta a cui dobbiamo il racconto della spedizione. La Trinidad invece fu più sfortunata. Dopo aver subito un'avaria, aver imbarcato acqua ed essere stata intercettata dalle navi portoghesi che ne presero il carico, riuscì a tornare in patria solo quattro anni dopo con 5 uomini.

il viaggio di Magellano

Questo è il resoconto del primo giro del mondo. Se lo facessimo oggi, quasi sicuramente utilizzeremmo l'aereo. Allora ho cercato un po' di voli giusto per vedere non tanto i costi, che quelli variano e poi se lo fai lo fai bene e te ne freghi, quanto i tempi. Si tratta più quasi di un gioco solo per vedere, perciò le tratte sono precise ma non perfette, ovviamente.

Dunque partendo dalla Spagna, le tappe sono: Madrid (in modo arbitrario e per comodità) - Canarie - Rio de Janeiro - Patagonia - Isole Marianne - Isole Filippine -  Isole Molucche - Spagna.
Devo dire che i costi mi hanno sbalordito meno che i tempi. Per compiere tutto il giro cominciando e terminando a Madrid, infatti, ci si impiegherebbero più di 6 giorni e mezzo, calcolando sempre tempi medi, che a volte per la stessa tratta ci si impiegano 9 ore o 14. Sui costi non si possono fare previsioni (ci sono oscillazioni e davvero troppe incognite) però se ricordo bene il biglietto del nostro viaggio per la Polinesia è costato quasi tanto così.
Le mete toccate mi piacciono molto, io quasi quasi mi organizzo...

Per la foto dell'itinerario di Magellano grazie a Wikipedia.

giovedì 15 settembre 2016

L'imprevedibile viaggio di Harold Fry, tra romanzo e spunti di viaggio

La prima volta che ho sentito parlare di questo libro, "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry" di Rachel Joyce, ho pensato che sarebbe stato assolutamente adatto al mio gusto: viaggio attraverso l'Inghilterra, per di più a piedi, dove il voler raggiungere una meta si unisce ad una forte esperienza interiore. Condita con sprazzi di ironia, bei paesaggi, un goccio di amore e generosa amicizia. Non mi sbagliavo, mi è piaciuto molto.

La storia è questa: Harold Fry, tranquillo pensionato che vive con la moglie in un paesino del sud inglese, viene a sapere che una vecchia amica sta morendo in un ricovero di una città ai confini con la Scozia. Harold quindi le scrive una lettera ma, arrivato alla buca, invece di spedire la missiva comincia a camminare (il rimando a Forrest Gump si fa largo nella mente).Ovviamente, essendo una decisione impulsiva, l'anziano non è equipaggiato per la lunga camminata, si stanca abbastanza facilmente, e non ha neanche avvisato la moglie. Ma questo non lo ferma. Harold è convinto che finché camminerà la sua amica rimarrà in vita. Il romanzo segue perciò le tappe del viaggio e ci fa conoscere non solo il protagonista, la sua storia e le vicende personali, ma anche alcune persone che incontra e che condivideranno con lui il cammino. Che, visto che mi piacciono i dati, ha una lunghezza di 1000 Km e una durata di 87 giorni. Ottantasette giorni di cammino. A piedi. Con scarpe leggere. Almeno all'inizio.
Giusto per placare la curiosità, Harold a destinazione ci arriva, ma per sapere quello che è successo dopo, vi conviene leggere questo bel romanzo.

Mentre leggevo il libro seguivo sulla cartina i progressi e ho così scoperto nuovi posti che vorrei visitare e confermato città in cui da sempre vorrei andare. Harold parte da Kingsbridge, nel sud est dell'Inghilterra, un paese di poco più di 5000 anime affacciato sul mare. Penso che sia lo stesso posto in cui Ken Follet ha ambientato "I pilastri della Terra". Insomma un bel posticino, tranquillo e rilassato, in cui condurre l'esistenza. Se volete saperne di più date un'occhiata qui.

Da qui tocca una miriade di città, più o meno piccine, tra cui Bath, Warwick e Hexham.

Bath mi è rimasta in mente da quando ho letto i romanzi di Jane Austen. Lì l'autrice aveva abitato con la sua famiglia e lì ambientò alcuni romanzi. E poi ci sono una bella Abbazia e anche le terme romane, molti autori della letteratura facevano andare a Bath i propri personaggi per i soggiorni termali. La città è stata nominata anche patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Qui e qui trovate un po' di informazioni per pianificare una gita a Bath. Che è proprio una bellissima città.

Warwick invece è stata una scoperta enorme. Secondo la Lonely Planet è uno dei migliori posti da vedere in Europa. E io non ne avevo mai sentito parlare. Città che vanta origini antiche, possiede non solo un bellissimo castello, ma anche gallerie d'arte, sale da thè e parchi verdissimi. Il sito della città è fatto davvero bene e offre anche sconti e una mappa delle attrazioni da non perdere, date un'occhiata qui.


Prima dell'arrivo a destinazione, la città di Berwick, Harold passa anche per Hexham, una città che sorge nei pressi del Vallo di Adriano e che fu incendiata anche dalle truppe di Wallace. Per chi conosce Braveheart. O Mel Gibson. Qui ci sono informazioni utili.


 A volte un libro offre veramente regali preziosissimi, come una scusa per un viaggio inaspettato in luoghi fino a quel momento sconosciuti. Perciò, anche per questo, dico grazie ad Harold Fry.

"Se uno non fa follie ogni tanto, addio speranza"



Foto dei luoghi dai siti indicate, foto del libro mie.

martedì 13 settembre 2016

La volta buona?

Mi stavo pregustando l'ebbrezza di ritornare bambina per un giorno a Disneyland...sì lo so che ci sono già andata molte volte, lo so che qualcuno lo reputerà un luogo da bambini privo di qualunque interesse per chi abbia superato con successo i dieci anni, ma per me regredire per un giorno è importante, è come se mi si cancellassero i pensieri, poi così riparto spedita. Un po' come quando il pc si impalla e si spegne senza tanti mezzi termini...poi riparte meglio di prima. (Non inorridite, o voi che capite qualcosa di pc!)

Perciò a fine mese ci concederemo due giorni di regressione e ormai sapete quanto questo mi piaccia. In realtà comunque anche il Maritino non disdegna. Quel che non sapete è il motivo che ha portato a questo break settembrino nel regno Disney, momento del tutto inusuale e inaspettato.
Come ho scritto qui, a novembre dello scorso anno avremmo dovuto fare un giro in qualche città del Nord Europa, viaggio che è stato poi interrotto ad Amsterdam.

Ma c'è un retroscena. Quando, la sera del 13 novembre, dal nostro bell'albergo nella capitale olandese, abbiamo deciso di ritornare in Italia, ho contattato subito la struttura che ci avrebbe dovuti ospitare a Parigi per comunicare loro che non saremmo riusciti a raggiungerli. La notizia che circolava in quei momenti riguardava anche la chiusura delle frontiere e noi, viaggiando in treno, avremmo dovuto attraversarne diverse. Perciò dopo un po' di tira e molla, considerando che era la prima volta che anche loro fronteggiavano una situazione del genere, dopo una prima chiusura mi hanno contattato per darci la possibilità di usufruire del soggiorno nei mesi di gennaio/febbraio. Non ci abbiamo pensato molto ovviamente, abbiamo prenotato un volo e ci siamo messi ad organizzare il tutto. Sì perché ci piace cogliere le occasioni e così abbiamo pensato di completare il giro iniziato a novembre. Questa volta in aereo però, tranne gli spostamenti per e da Lille.  La possibilità di stare con persone che si vedono poco, e che hanno una bimba che è uno splendore, specie se si è imparentati, non si può non considerare. In più avremmo avuto la possibilità di visitare una nuova e bellissima città...insomma, a fine gennaio siamo partiti. Zainone in spalla - che ormai la valigia per noi è quasi un ricordo - arriviamo a Parigi diverse ore prima della partenza del treno per Lille.

La comodità dell'aeroporto Charles de Gaulle è che non è necessario uscire per prendere un mezzo di trasporto che ti porti in città, o fuori città, o comunque via di lì. Saliamo in stazione, ci avviciniamo ai binari, compriamo un panino (e poi una cioccolata calda perché faceva freddino) e attendiamo pazienti, tra una partita a carte e l'osservazione delle nuove misure di sicurezza, con cani che annusano e mitra che circolano. Quando si avvicina l'orario, però, notiamo una scritta sullo schermo...treno in ritardo imprecisato causa guasto sulla linea. Ok, niente panico. Andiamo a chiedere e una gentilissima responsabile, che peraltro nulla sapeva della risoluzione del guasto, ci regala i biglietti per andare in metro fino al centro di Parigi. Lì, dopo aver convertito il biglietto già in nostro possesso, avremmo atteso fino al primo treno possibile per Lille. Che però, piccolo ma assolutamente non insignificante particolare, non si era certi che sarebbe partito prima di qualche ora. L'incertezza regnava sovrana. Andiamo perciò alla biglietteria per chiedere informazioni e l'eventuale cambio del biglietto ma ci viene risposto che l'idea è assolutamente pessima. Il treno per Lille da Parigi centro è una gigantesca incognita e l'idea di lasciare l'aeroporto la più orribile mai concepita. Almeno questo ci è parso di capire dalla faccia della signorina che ha preso in carico la nostra sfortunata vicenda e con una faccia che non lasciava dubbi ci ha detto un deciso "NO!". Ok, niente panico. Di nuovo. Dopo breve consulto, restituiamo i biglietti regalati per Parigi e decidiamo di aspettare. Scelta saggia, perché di lì a qualche minuto possiamo salire sul treno e partire dopo una mezz'ora. Piccola parentesi. Nonostante il ritardo, che poi i guasti possono succedere, i treni in Francia sono puntuali, puliti, comodi e silenziosi. Fine della parentesi.

Arriviamo a Lille al tramonto. I nostri ospiti ci aspettano alla stazione e ci scarrozzano in giro per la città. Che è davvero bella, molte zone sono pedonali e quindi ci si può fermare a guardare i palazzi, le strade e le varie istallazioni artistiche. Ci viene spiegata la storia della città, compreso il fatto curioso della "lotta dei campanili" per cui le istituzioni statali, come il municipio ad esempio, hanno un loro campanile, che di solito è appannaggio delle chiese, per sottolineare la laicità della città.
Prendiamo il tram, andiamo a casa dei nostri ospiti (che hanno una bimba che è un amore l'ho già detto vero?), mangiamo e crolliamo addormentati. La mattina sveglia abbastanza di buon ora, colazione e passeggiata in un  parco eccezionale di Roubaix. Pranziamo e poi al pomeriggio giro esplorativo nei dintorni di Lille. La città è nata con una forte vocazione industriale, e ne sono esempi i palazzi di mattoni, ma poi, quando altre città hanno cominciato a farle concorrenza non ha resistito ed è quindi rimasta indietro. Bello il palazzo della "Piscine", che è un museo di arte industriale.
La cena la facciamo in un posto che è il Paradiso dei golosi di formaggio, proprio nel centro città. Ancora un piccolo giretto nella Vecchia Lille, poi Grand Place, con la statua del generale de Gaulle, vediamo il Palazzo della Vecchia Borsa, la Cittadella e si torna a casa. Il mattino ci coglie impreparati a salutare i nostri ospiti, ma con la promessa di tornare - a Lille c'è davvero molto da vedere, guardate qui - partiamo in treno alla volta di Parigi.

Il viaggio questa volta fila liscio.
Arriviamo a Parigi, lasciamo gli zaini in hotel e ci dirigiamo nel nostro luogo del cuore: Montmartre. Giriamo un po', compriamo qualche biscotto in un negozio che da sempre ci attira, ascoltiamo un bravissimo suonatore d'arpa e scendiamo dalla "butte". Assolutamente uno dei miei luoghi preferiti. Andiamo poi a vedere il "Muro dei Je t'aime",
 un muro appunto in cui è scritto "ti amo" in moltissime lingue (in italiano in realtà c'è scritto ti voglio bene), poi alle 18.00 puntuali al Trocadero per vedere lo spettacolo della Tour Eiffel che si accende e sbrilluccica. Poesia. Andiamo in hotel, doccia e ci prepariamo ad andare in un  ristorante di cui avevo ben letto. Effettivamente il posto, una volta che si riesce a trovarlo, è molto bello. Ma molto molto caro. Non volendo spendere così tanto, anche perché non avevamo poi così fame, giriamo le spalle al ristorante e davanti a noi compare una piccola boulangerie, che ci attira con le sue leccornie. Vi dico solo che è stato l'inizio della fine. No, anzi, vi dico anche che, dopo aver comprato delle simpatiche baguette con roba marcia dentro siamo stati malissimo tutta la notte e tutto il giorno dopo. Chi di voi abbia visto il film l'Esorcista può avere una vaga, e assolutamente al ribasso, idea di come siamo stati. Mai nella mia vita mi era successo. E dire che in Africa abbiamo mangiato in alcuni posti...ma il cibo era ottimo!!!

Siamo usciti dalla camera del nostro hotel dopo due giorni solo per due ore per vedere un acquario, questo, abbiamo fatto tappa in Place de la Republique e siamo tornati indietro, stremati. Attendendo il passare della notte nella speranza di non star male nel viaggio di ritorno. Al mattino abbiamo ripreso gli zaini, abbiamo salutato di nuovo la Tour Eiffel e siamo tornati a casa. Avevamo un programma fitto.
Ovviamente saremmo dovuti andare a Disneyland, avevamo i biglietti già da ottobre. Ovviamente non siamo riusciti ad andare. Di nuovo. Ed ecco perché tra un paio di settimane ripartiamo. Perché i biglietti scadono a fine ottobre e non vogliamo perderli. Perché ehi, era il mio giorno speciale e lo voglio vivere. Quindi ci riproviamo. Ma questa volta ci riusciamo, eh!






venerdì 9 settembre 2016

Una birra in compagnia

Sabato prossimo, il 17 settembre, inizierà l'Oktoberfest. Per chi non lo sapesse, si tratta di due settimane abbondanti (per la precisione tre week end) di folle celebrazione della birra, per dirla in modo semplice e forse anche un po' semplicistico. "Ma allora perché Oktober?" vi sarete chiesti. Io me lo sono chiesta spesso e sono quindi andata a scavare alle origini della manifestazione. Che in realtà è meno goliardica e quasi più romantica di quello che ci si possa aspettare.
Tutto cominciò a Monaco il 12 ottobre 1810 (eccolo ottobre!), quando il principe Ludwig di Baviera sposò la principessa di Sassonia Therese von Sachsen. Le nozze si festeggiarono in un prato in una parte della città che allora era periferica e durarono ben 5 giorni. Tutti i cittadini di Monaco furono invitati a partecipare. Il tutto si concluse con una corsa di cavalli e l'intitolazione alla sposa del luogo (Theresienwiese da allora) in cui si era svolto l'evento. Fu festa in tutta quanta la Baviera e la cosa piacque a tal punto da volerla ripetere anche l'anno successivo. Anno in cui alla corsa di cavalli fu aggiunta una fiera agricola, tradizione mantenuta ancora oggi (ogni tre anni) a differenza della corsa che, sebbene presente dall'origine, non venne continuata.
All'inizio e per alcuni anni le attrazioni non furono molte, nel 1818 invece furono introdotte alcune giostrine e altalene. Era possibile bere birra in piccole baracche, situazione che rimase così fino alla fine dell'800 quando osti e produttori di birra si organizzarono e fecero montare i primi grandi tendoni. Durante il secolo scorso, in alcuni anni non si tenne la festa a causa di epidemie e guerre più o meno mondiali, ma oggi l'Oktoberfest è ritenuta la festa popolare più grande del mondo.


Un po' di informazioni:

QUANDO: dal 17 settembre al 3 ottobre

DOVE: Monaco di Baviera

ORARI: dalle 12.00 del 17 settembre alle 23.30 del 3 ottobre. A mezzogiorno del 17 il sindaco di Monaco spillerà il primo barilotto di birra e questo darà il via ai festeggiamenti. Tende aperte dalle 10.00 (9.00 nei week end) alle 23.30. Alcune tende chiudono all'1.00. La birra viene servita fino alle 22.30

COSA FARE: oltre a bere birra si può assistere alla sfilata dei carri delle birrerie, al concerto delle bande, alla sfilata dei figuranti in abito tipico. Insomma non è solo un viaggio "di bevuta", tanto che alcuni giorni sono dedicati proprio alla famiglia e ai bambini.
Qui trovate un po' di informazioni e il programma.

Prost!

mercoledì 7 settembre 2016

Di viaggi stravolti e piacevoli novità: Amsterdam

la piazza davanti al Rijksmuseum con la famosa scritta
Un bel viaggio è tale perché apre gli occhi su nuove realtà, regala visioni da punti di vista differenti, permette di provare esperienze nuove. Bello, anzi bellissimo. Fin quando l'esperienza nuova non è ricevere in dono un'intossicazione alimentare da film o dover cercare un volo nel cuore della notte e cambiare i piani per colpa di un attentato.

Ma andiamo con ordine. Per il mio ultimo compleanno, gli ormai trentanni più giuntina, avevamo programmato un giro nel nord Europa, comprendendo spostamenti in treno tra le tre città scelte. Due new entry e un grande conferma. L'itinerario prevedeva Amsterdam - Lille - Parigi. Da raggiungere la prima in aereo per poi compiere gli altri spostamenti in treno, compreso il ritorno in Italia, cosa che ci avrebbe concesso il privilegio sia di fare una nuova esperienza sia di vedere dal basso e vicino quello che altrimenti avremmo sorvolato dall'alto. Un po' giro da Gran Tour ottocentesco, anche perchè sarebbe stato all'insegna dell'arte.


i canali di sera...
Quello era il progetto. Poi è arrivato il 13 novembre 2015. Saremmo dovuti arrivare nella capitale francese il 15 dopo una sosta a Lille, ma spinti un po' dall'incognita di cosa avremmo trovato una volta là, un po' dall'ansia di essere lontani da casa, con notizie drammatiche che si aggiornano in continuazione, un po' anche dalla paura delle nostre famiglie a casa, abbiamo prenotato un volo per il mattino successivo (benedetto wifi nelle camere d'albergo!!!) e siamo tornati a casa. Fine del viaggio. Per noi è stata la prima volta che un viaggio è stato così stravolto, interrotto e rimasto galleggiante in un misto di bei ricordi (Amsterdam ci è comunque piaciuta) e assoluto dramma. Ma a volte capita anche che i bei viaggi subiscano questa sorte, senza contare la nostra immensa fortuna che, con tante varianti, poteva farci capitare a Parigi un paio di giorni prima, come da progetto originale. Ma di questo non voglio parlare.
Dunque veniamo al sodo.
...e di giorno
Amsterdam è romantica, bizzarra ma un po' buia. Sì ok che era novembre, ma avrei gradito un po' di luci in più. Anche se questo contribuisce senza dubbio a regalarle ancora più fascino. E, a differenza di quello che avevamo sentito da tutti coloro che c'erano stati, non è fredda.
O almeno, noi abbiamo trovato giornate soleggiate e abbiamo indossato l'armamentario sciarpa-guanti-cappello solo un giorno. Abbiamo cominciato con un bel giro di perlustrazione di piazza Dam, su cui si affaccia il palazzo Reale, e delle vie che da essa partono piene di negozi e praticamente pedonali, cosa che ho molto apprezzato. Per la prima mezza giornata abbiamo gironzolato per prendere confidenza con distanze e monumenti. I canali e le case che su di essi sorgono sono molto pittoresche.
Colorate, strette e storte, dotate di montacarichi esterni per portare le cose ingombrati ai piani alti, hanno tetti differenti a seconda del periodo in cui furono fatte. Sono davvero bellissime! E la sera, con le luci che si riflettono sui canali, rendono la città molto suggestiva. Siamo arrivati ad Amsterdam il giorno del mio compleanno, perciò per la cena di questo giorno speciale avevo scelto un posto speciale. Per me. Ovvero un posto dove da una patata (gigante!) creano un capolavoro. Il posto si chiama Jacketz e ci sono due ristoranti in città. Pazzesco, sembra strano a dirlo, ma siamo usciti più che sazi e molto soddisfatti. La sostanza è che la base, una patata, si può condire a piacere ottenendo un super piatto. Io ho aggiunto salmone, formaggio e erbe aromatiche, il Maritino carne e qualche salsa. Un gran festeggiamento, niente da dire. E qui trovate il link, che a vedere le foto mi vien di nuovo fame.
Beghinaggio
Per il secondo giorno avevamo in programma il pezzo forte della vacanza: il Museo Van Gogh. Van Gogh, insieme a Renoir, è l'artista che in assoluto amo di più, nel mondo e dall'inizio dei tempi. Se aggiungiamo l'esposizione temporanea e il parallelo con Munch (Urlo compreso), potete immaginare che cosa sia stata la mattinata (abbondante) che abbiamo trascorso. Museo concepito benissimo, fruibile, molto godibile, e Van Gogh è figo. Punto. Qui il link del museo (è possibile cambiare la lingua).
Pomeriggio giro nella vecchia Amsterdam, abbiamo visitato la chiesa più antica in assoluto, poi il Beghinaggio, a cui si accede da una piccola porta ed è veramente carino (sarebbe il cortile dove stavano le beghine che si occupavano dei bisognosi, qui qualche piccola informazione), Houseboat Museum, per vedere com'è vivere in una casa galleggiante (il museo in sè è carino, ma mi sa che in una casa galleggiante non ci vivrei.). Cena in Leidsplein, che è bella ma l'abbiamo vista davvero in velocità.
Il mattino del terzo giorno lo dedichiamo alla Casa di anna Frank. Cosa si può dire di questo posto che ancora non sia stato detto e che non sia banale? Da vedere, assolutamente, con calma, e con consapevolezza. Un posto dove dramma e speranza si sentono uniti in un abbraccio, dove c'è malinconia e consapevolezza, dove la storia di una famiglia, e di una giovane ragazza, diventano La Storia. Per di più atroce. Date un'occhiata qui.
il Voldenpark
Usciti poco prima di pranzo (siamo andati alle 8 e c'era già coda) ho voluto provare uno dei piatti tipici, il panino con aringa cruda. Buonissimo è dir poco. Una scioglievolezza...
Il pomeriggio lo passiamo a gironzolare per il Voldenpark (parco enorme e molto ben tenuto, un vero e proprio polmone verde. Qui si va al sito ufficiale in olandese, qui ci sono meno notizie ma si può scegliere la lingua) e per le vie vicine, facciamo un po' di shopping, poi mercato galleggiante dei fiori, il Bloemenmarkt. Carino, davvero molto caratteristico, abbiamo comprato dei bulbi di tulipano che abbiamo piantato con successo. Da vedere con una bella passeggiata in relax. Attenzione agli orari perché chiude presto!
Rembrantplein
Cena in Rembrantplein, in un pub proprio di fronte alla statua (o meglio insieme di statue) che rappresenta la celebre opera "Ronda di notte". La piazza è viva, piena di locali e l'atmosfera è bellissima. Torniamo in hotel e cominciamo a pensare al giorno dopo, che avrebbe previsto crociera sui canali, Heineken Experience (link qui)e poi treno in direzione Lille. Ma abbiamo acceso la televisione e i programmi sono cambiati.

Di Amsterdam abbiamo portato a casa i canali con le case colorate, Van Gogh e Anna Frank, e tutta l'atmosfera nordica (così "in alto" non eravamo mai stati!) che ci è piaciuta davvero molto. Da girare in assoluta tranquillità e calma, perdendosi sui vari ponti che uniscono i canali. E non dimenticate le patate!

il mercato galleggiante di fiori
Qualche informazione pratica. Dall'aeroporto si arriva in poco tempo in città con il treno. Abbiamo alloggiato non proprio nella parte antica (che gli hotel che avevamo visto non ci convincevano) ma a due fermate di tram, con fermata di fronte alla struttura. Il tram va ovunque e con la OV Card (da obliterare in salita e anche in discesa) viaggi illimitatamente. Noi prendevamo i giornalieri perchè calcolando gli sconti con la IAmsterdam Card e il tempo che avevamo, non ci conveniva. Qui trovate molte informazioni.

P.s. sì, siamo passati anche per il Red Light District, ma in velocità e perchè sorge nella parte più antica della città, ironia della sorte, vicino alla chiesa più antica, vicino alla quale sorge una statua che immortala una celebre prostituta. Ma Amsterdam è proprio questo, contraddizione e unione di poesia, arte, romanticismo e commercio di vario genere.

martedì 6 settembre 2016

Into the Wild


Qualche giorno fa ho visto finalmente il film "Into the Wild - Nelle terre selvagge". Dico finalmente perché ci giravo intorno da un po' ma non trovavo mai il coraggio di affrontarlo. Sapevo che il tema era importante e la fine abbastanza, no senza abbastanza, triste. Però poi è capitato di trovarlo in tv e col Maritino abbiamo intrapreso la visione.
Devo ammetterlo, mi piacciono parecchio gli spoiler, non so per quale perverso motivo sapere ciò che succederà mi fa godere meglio della visione, o della lettura, o dell'ascolto, vale per qualunque cosa. Dunque sapevo già le scene clou, sapevo già come sarebbe andato a finire, e sapevo già l'atmosfera che avrei trovato ma, nonostante questo, sono rimasta molto colpita e affascinata dalla pellicola. Trattandosi della versione cinematografica di un romanzo è ovvio che manca un qualche tipo di approfondimento che nella versione cartacea invece c'è, ma è così chiaro nell'esprimere il forte sentimento del giovane protagonista che anche se alcuni personaggi sono accennati quello che ne viene fuori è un misto di delicatezza ed estrema forza insieme.
La trama è facilmente riassumibile: Christopher McCandless, giovane borghese, dopo la laurea decide di donare tutti i suoi soldi in beneficenza e parte per un viaggio lungo due anni alla ricerca di un se stesso più autentico. Lungo la strada che dalla Virginia lo porterà in Alaska, quelle terre selvagge di cui si parla nel titolo, incontra diversi personaggi che a loro modo gli insegneranno qualcosa. La narrazione non è lineare, si avvale di flashback e alterna la voce narrante del protagonista a quella della sorella.
Ciò che davvero è reso alla perfezione, secondo me, è il sentimento con cui è impastato il protagonista. Non appare nè uno sbruffone in cerca di notorietà nè una persona solitaria che detesta stare in compagnia ed è scorbutico e magari anche brutto e cattivo. Tutt'altro. Rimane sempre un ragazzo gentile, delicato nell'approcciarsi agli altri che semplicemente sente il bisogno di recuperare un rapporto intimo con la Natura. L'ho trovato giusto. Nel senso profondo che l'aggettivo esprime.

Quiqui e qui trovate il link al parco Denali, dove Cristopher McCandless visse una volta arrivato in Alaska all'interno del Magic Bus, e qualche informazione utile.

Il finale non lo voglio dire. Lo so che sicuramente voi che state leggendo l'avrete già visto e non avrete aspettato quasi dieci anni come me, ma non si sa mai. Però, ecco, se caso mai non l'aveste ancora fatto, date a questo film una chance.

«Se vuoi qualcosa nella vita, allunga la mano e prendila...»
(C. McCandless)


"Into the Wild - Nelle terre selvegge", USA 2007, regia Sean Penn, con Emile Hirsh, Marcia Gay Harden, William Hurt, Vince Vaughn, Kristen Stewart.





lunedì 5 settembre 2016

Week end settembrini

Buon settembre!!!Non so come sia in altre parti, ma qui la giornata è cominciata un po' grigina e quindi in automatico la mente comincia a sintonizzarsi sull'arrivo dell'autunno. Che è una stagione meravigliosa per viaggiare a mio avviso.
Innanzitutto il clima è migliore, via il caldo torrido ma ancora ci sono tiepidissime giornate ad aspettarci, poi la diminuzione della quantità di folla in giro permette di godere appieno sia del paesaggio sia di musei o parchi vari. Insomma, potendo scegliere, prediligo sempre settembre per week end, vacanze al mare o break in città.
Quindi spazio a qualche idea per sfruttare al meglio questo periodo.

Settembre mese di vino, perciò perchè non unire, non dico l'utile al dilettevole, ma il dilettevole all'ancora più dilettevole? Tra le colline del Monferrato, precisamente a Castelnuovo Calcea, in provincia di Asti, si trova il parco La Court. Passeggiando fra i filari di vigna si attraversano i regni dei 4 elementi: Acqua, Aria, Terra e Fuoco, arricchiti da istallazioni di vari artisti, tra cui Luzzati. Ci si troverà perciò davanti ad un grande sole, nel sito del Fuoco, ad una sirena in terracotta, in quello dell'Acqua, o uccellini colorati che si librano nell'Aria. Prima, però, sull'aia della cascina, si viene accolti dal Re e dalla Regina...molto suggestivo! Qui potete trovare il sito del parco e scoprire molto sulla storia e il suo percorso.

Settembre è ancora mese di mare però, e che mare, quindi perché non sfruttare ancora le belle giornate per scoprire un vero gioiello della Basilicata? A Maratea, con i suoi 32 km di costa, si possono ammirare scogliere, insenature, panorami meravigliosi e soprattutto acque cristalline da film. E proprio un film, "Basilicata coast to coast", contribuì a far scoprire questi luoghi meravigliosi. Non "solo" mare però: a Maratea c'è una statua del Cristo Redentore alta ben più di 20 metri, la più alta dopo quella di Rio de Janeiro! Qui trovate il link al sito del comune di Maratea, dove potete trovare tantissime informazioni utili.


Settembre mese perfetto anche per scoprire piccoli gioielli. Come Bagno Vignoni, in Toscana, piccolo borgo in provincia di Siena, famosa per le acque termali.
La piazza principale del paese è addirittura un'enorme vasca di acqua calda in cui però non si può fare il bagno. Ma per questo ci sono le terme libere e le numerose strutture termali
che offrono ai loro ospiti soggiorni di grande relax. Quando poi ci si sente rilassati a sufficienza si può sempre fare capatina nella bellissima Siena, città meravigliosa, e fare una bella scorpacciata di prodotti tipici, dalla tagliata di manzo ai pici alla ribollita, il tutto innaffiato da un buon vino toscano. Qui trovate informazioni su Bagno Vignoni e qui su Siena.


Tre idee per i tre week end settembrini, prima che l'autunno ci inghiotta definitivamente!



Foto prese dai siti che ho suggerito.

giovedì 1 settembre 2016

Loy Krathong, non vedo l'ora!

Per il mio compleanno quest'anno il Maritino ed io abbiamo deciso di fare un viaggio un po' più lungo del solito e pieno di esperienze da vivere. Di tutto l'itinerario poi parlerò in un post ad hoc, ma sappiate che tutto è stato costruito su due date: quella del mio compleanno, ovviamente, e quella della festività del Loy Krathong.

Il Loy Krathong è una festa thailandese, forse la più scenografica, che cade nella notte della prima luna piena del dodicesimo mese del calendario thai. In poche parole a novembre. In termini ancora più stretti, quest'anno cade il 14 novembre. Che è meravigliosamente vicino al mio compleanno, con nostra immensa gioia.

Si tratta di una festa antichissima, probabilmente nata nell'antica capitale Sukhothai nel tredicesimo secolo. Cadendo alla fine del periodo delle piogge, si pensa sia nata come offerta alla Dea dell'Acqua, Mae Kongkha, alla quale si offrivano in dono dei cestini, i krathong appunto. Si ringraziava per il raccolto abbondante (il riso, la principale coltivazione, richiede molta acqua), si domandava scusa per l'inquinamento e si gettavano via rabbia e rancori covati per far spazio ad un nuovo sé più positivo, privo dei sentimenti negativi che si lasciano galleggiare via nel krathong. Se la candela all'interno del cestino rimane accesa fin quando non si perde di vista sarà un anno fortunato.

Il termine "Loy" vuole dire "galleggiante", mentre "Krathong" indica il piccolo contenitore fatto di foglie di banano, foglie di loto o anche pane a volte, contenente incensi, candele, fiori e monete che si lasciano galleggiare nell'acqua, che sia fiume mare o lago ha poca importanza.
Esiste, sopratutto al nord del Paese, anche la versione con le lanterne volanti e non galleggianti, ma penso che entrambe siano molto suggestive.
Il tutto è contornato da una vera e propria festa, con banchetti di cibo e fuochi artificiali. Che sono di importazione cinese e non tradizionali thai, ma fanno festa e sono belli, perciò perché no?

Siamo emozionatissimi all'idea di partecipare personalmente a questa festa, non limitandoci a fare da spettatori ma vivendola da protagonisti. So già che poi, tornare sarà dura, come se non fossero bastate le settimane prima, intrise di bellezze. Ve lo sapremo dire al ritorno.

Per approfondire un po', qui e qui trovate link utili.
Per le foto, grazie di nuovo alla sempre preparata pagina di Wikipedia. (almeno fino a novembre, poi saranno opera mia e del Maritino)