Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)

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mercoledì 9 gennaio 2013

Viaggi su carta, viaggi su strada

"Ho cominciato a credere che passiamo più tempo seduti di quanto dovremmo"-sorrise-"Altrimenti perchè avremmo i piedi?" (dal libro "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry")

Era tanto tanto tempo che non mi capitava di dover prendere una matita per sottolineare qualche frase, paragrafo o parola di un libro mentre lo leggo. Poi ho iniziato questo racconto straordinario di un viaggio a piedi che il protagonista compie in primo luogo per salvare un'amica ma che, lungo il tragitto, si rivela essere anche un viaggio nei ricordi, melle memorie dei tempi passati e felici, che sembrano lontani al momento della partenza, ma che via via che il percorso progredisce riaffiorano e sembrano di nuovo possibili.
Harold, l'impulsivo sessantenne protagonista, attraversa tutta quanta l'Inghilterra per andare a trovare un'amica in punto di morte ma che, come lui le ha chiesto, lo sta aspettando, giusto per rivederlo ancora. Non è una storia strappalacrime, assolutamente, ma come tutti i viaggi, ha momenti di comicità e di malinconia, di riflessione, soprattutto durante il tragitto in aperta campagna, quando gli fanno compagnia solo i campi e le nuvole.


Deve essere un po' la stessa sensazione che si prova quando si è nel deserto. Almeno a me è capitato, quando, di passaggio nel deserto in Egitto, vi ho trascorso alcune ore, di notte. L'aflusso di pensieri che arrivavano alla testa era incredibile, incessante, ma tutte confluivano sempre nella stessa domanda, che mi affiorava alle labbra di continuo e per cui ringrazio Leopardi e la sua splendida "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia":

"A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?"


Guardando quella miriade di stelle, che mai più dimenticherò, ci si rende veramente conto della piccolezza dell'uomo riguardo al mondo, e della bellezza che questo racchiude. A volte bisogna cercarla ben bene, non sempre è così facile vederla, non ci si presenta sempre sotto forma di mare cristallino o vetta altissima. Alle volte è un po' più nascosta, è uno scorcio, un masso nel deserto, e ci devi capitare, come una notte nel deserto, e affacciarti per caso dal finestrino per venire colpito dalla Bellezza. Ma poi, una volta che si ha la fortuna di sperimentarla, niente la toglierà più dalla testa.

Come finisca il viaggio del mio nuovo eroe Harold Fry non lo so ancora, ma già solo il fatto che sia partito per sentirsi parte di qualcosa, del mondo e di quanto racchiude, per me lo rende già vincitore. Mi fa venire voglia ancora di più di mettermi in marcia (magari però un aereo lo prendo volentieri) e di vedere cosa c'è di là.


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