Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)

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mercoledì 21 settembre 2016

The Terminal

"Uomo d'affari vive tre settimane nella lounge vip dell'aeroporto di Singapore". L'ho letto questa mattina nelle notizie. Ok. Giustamente uno fa un po' cosa vuole del suo tempo libero. Poi se uno perde l'aereo cerca di aggiustarsi un po' come può. Ma dai, 3 settimane falsificando identità e carte di imbarco. Perchè? Non si sa, nessuno lo sa, neanche chi lo ha beccato e arrestato. Arrivato a Singapore ha perso l'aereo e ha cominciato a vivere nella sala vip usufruendo di pasti, docce, televisione e tutte le comodità dell'ambiente. Quando ho visto il titolo ho subito pensato al film "The Terminal", che adoro e che rivedrei praticamente tutti i giorni se potessi.
La storia è simile ma decisamente meno truffaldina.

Un cittadino di un improbabile stato europeo arriva all'aeroporto JFK di New York portando in mano un barattolo (lo dico perché è importante). Ai controlli di sicurezza che permettono di lasciare l'aeroporto, viene fermato in quanto il suo stato praticamente non esiste più. Perciò i suoi documenti non sono validi e non può entrare in America. Ma neanche tonare indietro. Quindi, nell'attesa di trovare un modo per poter aggirare il problema, vive nell'aeroporto. Mangia, dorme, lavora, tutto stando lì dentro. E trova anche il tempo di innamorarsi e di stringere belle amicizie. Poi tutto è bene quel che finisce bene, perciò non rivelo il come ma il finale si può intuire. Vince la bontà, la sincerità. Soprattutto, però, vincono la passione, gli affetti e la perseveranza di portare a termine un compito importantissimo (ricordate il barattolo?).

Penso che bisognerebbe vedere questo film ogni volta che si sta per partire per un viaggio, soprattutto se lungo, perché è in grado di infondere una carica di determinazione che a volte nelle lunghe tratte tra attese, controlli e ritardi, magari viene un po' a mancare. Perché partire è sempre un po' affidarsi a tanti fattori, umani e non, e se quando si è in difficoltà, magari per la lingua o per qualcosa di burocratico di cui ignori l'esistenza o anche semplicemente perché non capisci cosa fare e dove andare ma hai poco tempo per farlo, vengono meno l'entusiasmo, il calore e la convinzione, si è in un grosso guaio.

Guardo (di nuovo) "The Terminal" e ripenso anche a quella volta che io e il Maritino abbiamo vissuto un'avventura simile a quella di Tom Hanks. Quelle volte, due per l'esattezza di cui una proprio a New York, e penso che ve le racconterò a breve. Ma nel frattempo fate vincere sempre passione ed entusiasmo, che sono in grado di muovere tutto, anche i viaggi.

P.S. sì, i Brangelina si sono lasciati e la cosa mi intristisce. Anche se io ho sempre adorato Jennifer Aniston.

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