Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)

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Benvenuto Dicembre!

lunedì 26 settembre 2016

Casa Africa (prima parte)

Il lunedì generalmente non mi piace molto. Non sono contenta di svegliarmi con il suono della sveglia (e di posporla non so quante volte), non sono contenta di avere il pensiero di tutta la settimana davanti, pronta a sfidarti malignamente, ma soprattutto non sono contenta della fretta. Le cose fatte nel week end, e non che non ne facciamo, altroché, hanno una loro velocità. Si può fare colazione con calma, uscire con calma, fermarsi a chiacchierare con calma...questo mi piace, e molto anche.
Per questo ogni volta che mi fermo a pensare a quanto detesti l'idea della fretta e delle "cose da fare", alla fine mi viene da sorridere perché il mio cervello le associa al Paese che forse più di tutti ha accantonato la fretta: l'Africa. E quando penso all'Africa, non posso che essere felice.
Vi ho già raccontato di quando siamo stati in Burundi (qui se volete potete rinfrescare la memoria), ma non vi ho mai fatto partecipi delle nostre avventure nel bellissimo Kenya.
Penso sia giunto il momento. Però, prima di darvi alla lettura, cliccate qui e sentite che musica.
3, 2, 1, via...

in viaggio verso Msabaha
In Kenya siamo stati due volte, per ora ma il numero è destinato a salire, di cui la prima ha visto la nostra permanenza per quasi tre settimane. Quattro amici, un numero imprecisato di valige e tanta, tantissima voglia di tornare in quell'Africa che ci aveva già strappato il cuore e desiderosi di scoprirne un nuovo pezzetto. Dopo un volo di 14 ore arriviamo all'aeroporto internazionale di Mombasa, dove un amico di un amico ci preleva per portarci alla destinazione finale: Malindi. O meglio, vicino a Malindi, a Msabaha, nel cuore del bush africano, in capannine senza acqua corrente e con luce elettrica...a intermittenza diciamo. Partiamo e per me è tutto un guardare dal finestrino e rimanere stupita. Il percorso è lunghetto e nel frattempo rimaniamo anche senza benzina. Cose che capitano (e ricapitano anche), tanto non abbiamo fretta. Riusciamo a ripartire e quando l'autista si infila in una stradina piccolissima tutta immersa nel verde capisco che siamo arrivati. Infatti dopo poco vediamo il posto che ci ha ospitato nella prima settimana e il nostro amico che aveva già preparato un lautissimo banchetto. Sono le quattro del pomeriggio più o meno, ma un benvenuto culinario non si può rifiutare. Ci mostra le nostre abitazioni, piccole capanne con tetto in makuti che ci hanno fatto provare esperienze molto selvagge. Il contatto con la natura però è indimenticabile. Certo subito il fatto che non ci sia l'acqua corrente e manchi anche la porta del bagno fa uno strano effetto, ma ora che sono qui a digitare queste parole, sono davvero contenta di aver vissuto questa avventura.
sotto la zanzariera nei nostri alloggi
Il nostro obiettivo di viaggio era essenzialmente portare medicine, soldi e vestiti ai bimbi dell'orfanotrofio Mama Anakuja, una struttura fondata da una super donna di Varese che si è innamorata dell'Africa come noi tutti ma a differenza nostra ha avuto la possibilità e il coraggio di rimanere lì e fare qualcosa di concreto.
Dopo esserci sistemati un po' andiamo in giro per i dintorni del nostro campeggio a salutare e portare qualcosina anche alle famiglie che vivono lì vicino e che i nostri amici già conoscevano. Veniamo ricevuti da queste persone con un amore che scioglie tutti i nostri pensieri, ci fanno sedere, ci raccontano in swahili chissà quali cose (avevamo una specie di interprete swahili - inglese, che è un amico in verità e il factotum del campeggio, però non sapeva molto l'inglese, quindi siamo andati un po' a intuito a volte.) ed Elisabeth, una straordinaria signora con degli occhi blu pazzeschi, ci dà anche una benedizione. Il tempo si cristallizza. Non ci sono le cose da fare né i tempi da rispettare, ci sono persone da salutare, bimbi con cui giocare. I bimbi. I bimbi dell' orfanotrofio ci accolgono con i loro occhi curiosi. Conoscono già i nostri amici e presto imparano a conoscere anche noi. E noi impariamo a conoscere loro. Chi va a scuola, chi ama il calcio, chi sta in braccio perché troppo piccino per camminare, ognuno di queste creature ha già un passato complicato ma ora ha un'opportunità. Li salutiamo perché dopo le 18.00, al calar del sole, ci dicono che non è prudente stare in giro, ma promettiamo loro di ritornare il giorno dopo. Ritorniamo perciò al campeggio e ci prepariamo per la prima cena e la prima notte. Non dimenticherò mai più la Felicità che ho provato in quelle sere, seduti ad un  tavolo sotto gli alberi, con la musica di un dj un po' improvvisato ma volenteroso, a mangiare piatti buonissimi, rigorosamente con le mani, a giocare a carte e a correre nella casetta per accendere il lume a benzina al suono di "oh no...generator!" (uh quante volte lo sentiremo!), generatore rotto e addio corrente. Ma alla luce del falò si sta bene e per dormire c'è sempre tempo. Le notti senza luce, poi, regalano cieli stellati inimmaginabili...
Mama Anakuja
I nostri giorni sono così divisi: al mattino i bimbi sono a scuola perciò giriamo per Malindi o facciamo qualche escursione in posti vicini, al pomeriggio andiamo a giocare con loro. Ci insegnano balli e filastrocche e ridono di gusto quando non capiamo. Però sono abilissimi insegnanti, e il mio quadernino è pieno di parole che mi hanno pazientemente detto e ridetto.

Malindi è particolare, è una città ma a misura di abitante, perciò può capitare di vedere una grandissima esposizione di mobili in legno sulla strada accanto a donne che passano la loro giornata a vendere frutta. Varia, diciamo. A me manca molto. Manca l'odore, il rumore, il sorseggiare una Tusker "baridi baridi" (la Tusker è una birra, baridi significa fredda), il rimanere senza benzina e andarla a prendere con due taniche bucate, sentir ridere e non capirne subito il motivo...manca tutto quello che l'Africa ti regala. Ed è moltissimo.
E siccome è moltissimo e tutto è degno di essere condiviso, ho diviso il racconto in due parti, per farlo assaporare meglio.
Perciò alla prossima puntata, in cui vi dirò del nostro safari, dei nostri incontri notturni e delle nostre gite avventurose...
E nel frattempo,cliccate qui.



Msabaha


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