Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite. (Mark Twain)

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giovedì 21 marzo 2013

In viaggio con papà

Lo so, lo so, la festa del papà è passata da un paio di giorni, ma ci sono stati problemi di connessioni ed errori telematico - informatici che il mio buon senso ha intuito si sarebbero risolti con l'inattività e così, fortunatamente, è stato. Ma poi, così come per le altre feste relative a donne, mamme etc., secondo me è sempre bello ricordare. Ricordare, per esempio, i primi viaggi con il mio papà ...

Il papà, tanto per cominciare, è il primo responsabile del primo viaggio in macchina. Solitamente, infatti, è il papà che guida fiero la macchina che contiene il frugoletto all'uscita dall'ospedale. Così è per molti, così è stato per me. Non solo ha atteso pazientemente per ore che mi decidessi ad uscire, anzi, che mi facessero uscire visto che ce la siamo vista bruttina io e la mamma, mentre la sua giovane sposa e la sua primogenita in una sala cercavano di intraprendere il primissimo viaggio ... da dentro a fuori, una gran bella fatica, ma l'inizio di tutto. Ma ha anche avuto la bella responsabilità di portarmi a casa, in macchina, per cominciare la nuova vita a tre.

Crescendo, poi, non c'era strada che non attraversassi senza l'ausilio della sua manona che stringeva la mia manina. Perchè il papà, se ti stringe la mano, stai tranquilla che non ti succede niente. Come se potesse creare una barriera invisibile ed invincibile. E quindi, l'attraversamento era appannaggio di papà. Quando non uscivo solo con la mamma, si intende. Perchè anche la mano della mamma, sempre profumata e morbida di crema, era una delizia.

E se avete provato ad intraprendere una passeggiata in montagna, su un sentiero dove si può camminare solo in fila indiana perchè se no si precipita in uno strapiombo, se magari tutto ciò è avvenuto all'età di circa 8 anni, ecco state pur sicuri che vi ritroverete sulla cima della montagna con la bella maglietta che indossavate bizzarramente allungata sul dietro. La presa del papà non molla. Se fai un passo falso, lui ti salva. Sempre.


Ma il viaggio che mi viene in mente per primo se penso al mio papà, è senza dubbio quello che ha avuto come meta la Calabria.

La regione in cui è nato e dove ha vissuto per qualche anno. Tanti ricordi, qualche amico, i bei posti che sono cambiati in tutti gli anni di lontananza. Tutto da mostrare per la prima volta alla sua famiglia.

Decidendo di andare in macchina il tragitto dalla Liguria è un po' lunghino, ma ne vale la pena. Si possono vedere tanti paesaggi e alcuni grandi simboli della nostra bella Italia, come il Vesuvio, per esempio. E poi ti dà modo di far venire a galla i ricordi, o le attese, o di raccontare quello che si farà o vedrà. E, una volta arrivati, si spalancano gli occhi e il cuore. Si incontrano i vecchi/nuovi amici, si va al mare in un posto incantevole chiamato "Ulivarella" che prende il nome da uno scoglio che sorge in mezzo al mare e sul quale sorge un ulivo.
L'acqua lì è davvero, davvero blu. Se dovessi pensare a come colorare il Mare Mediterraneo, lo farei di quel colore lì. Limpido, profondo, blu, caldo ... uno spettacolo! E poi la "Villa", un grande parco dove poter fare belle passeggiate mangiando una granita, magari al latte di mandorle. O una brioche ripiena di gelato. Girare alla sera nella bellissima città di Palmi, ascoltare i concerti, andare al teatro all'aperto, arrampicarsi sul monte Sant'Elia, dove una roccia porterebbe i segni delle unghie del diavolo e dove si raccolgono i rovi che si "indossano" durante la processione della festa di San Rocco.

 L'unione tra il sacro e il folclore, lunghissima e molto molto sentita. Non riesco a pensare ad un modo più profondo di sentire una festa. E poi cercare per le vie della città i "Giganti", annunciati dal suono dei tamburi.


C'è tutto quello che si cerca in una vacanza, il relax al mare, le grandi mangiate, le belle passeggiate. Si torna a casa proprio ricaricati. Peccato che, al momento dei saluti, la tristezza del distacco un po' si faccia sentire. D'altra parte le radici ci tengono in piedi, è vero, ma se le strappi fanno male. Perciò tornare a casa è sempre farsi prendere un po' dalla malinconia. Ci sono sentimenti molto profondi che ci legano alla terra in cui siamo nati, soprattutto se si è costretti a lasciarla. Sentimenti che poi vengono a galla sotto forma di felicità quando si ritorna, si rivivono i bei momenti dell'infanzia ma con la maturità dell'età adulta, e con il dolore e la nostalgia del tempo che fa cambiare ogni cosa.


Perciò, penso che il modo migliore sia di ritornare spesso, in modo da vedere che tutto cambia, è vero, ma nello stesso tempo questi cambiamenti possono non escluderci, anzi. I nostri ricordi, i momenti trascorsi, faranno sempre parte della storia di un luogo, quella che custodisce segretamente. Il luogo farà parte per sempre dei nostri ricordi e noi faremo parte per sempre della sua storia.

E la storia, si sa, va vissuta ...

 

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